Un piccolo spoiler l’aveva fatto in Spagna, a Bilbao, durante un gala internazionale, l’Euskalgym, per poi precisare che l’addio valeva solo per la maglia azzurra. I suoi tanti fan allora speravano di rivederla ancora in Serie A, a caccia del nono scudetto di fila con la sua G.Fabriano. Invece, dovranno rassegnarsi all’idea che Milena Baldassarri non calcherà mai più una pedana di ritmica, almeno durante una competizione ufficiale. “Nelle ultime settimane ho preso una decisione definitiva – ha scritto la ravennate di madre russa (Natasha Choutova è stata nazionale URSS di nuoto) in una commovente lettera alla ginnastica, indirizzata in Federazione – quella di non partecipare al campionato e di concludere, dunque, la mia carriera da atleta. Definitivamente”. L’avverbio è un colpo al cuore, lo sappiamo.
Tutti noi abbiamo amato Milena, prima in coppia con Alexandra Agiurgiuculese, nel lunghissimo ciclo che dagli Europei juniores di Holon, in Israele, la condurrà fino ai Giochi di Tokyo, dove strappa il miglior piazzamento della storia, fino ad allora, il sesto posto individuale; poi nel duo delle meraviglie, a fianco di Sofia Raffaeli, della quale, all’inizio, è stata ispirazione e chioccia e, in seguito, è divenuta sorella maggiore, compagna di allenamento, grillo parlante e fata turchina insieme. Con l’invidia e il veleno che girano ai giorni d’oggi, soprattutto nello sport – e non mancano gli esempi di nemiche per la pelle, in altre discipline – non era scontato che l’aviere dell’Aeronautica Militare, stella del quadriennio per il Giappone, si mettesse poi al servizio dell’amica geniale, nel quadriennio per Parigi. L’istinto dei campioni è spesso quello del “dopo di me il diluvio”.
Non per la Baldassarri. Il fato ha voluto darle la gioia del record e l’amarezza del vederlo subito polverizzato. Un’amarezza, però, che è stata a sua volta polverizzata dalla consapevolezza che di quel superamento lei era comunque parte. Sì, perché dietro i trionfi di Sofia, bronzo olimpico e oro mondiale, lì dove nessuna era mai arrivata prima, c’è anche un po’di Milena, che si era fermata all’argento iridato e a due finali olimpiche in due edizioni consecutive, come ancora non ha fatto alcuna.
Milena Baldassarri, cresciuta nell’Edera di Ravenna e partita in una squadretta azzurra da “Cuore matto”, insieme ad Agnese Duranti e Daniela Mogurean, agli Europei juniores di Minsk, nel 2015, è stata l’apripista delle individualiste che volevano uscire dal cono d’ombra dei successi delle Farfalle. L’allieva romagnola, trapiantata nelle Marche, è riuscita, infatti, a superare la maestra, Julieta Cantaluppi, sette volte Assoluta, oro ai Giochi del Mediterraneo, ma solo sedicesima a quelli di Londra nel 2012. Milena ha vinto meno campionati italiani, si è fermata a tre (2018-2020-2021), ed è “soltanto” terza ai GdM di Tarragona, nel 2018, in Spagna, però, lo stesso anno, sempre allenata da Julie, sfiora il titolo mondiale in Bulgaria – dietro ad Aleksandra Soldatova per soli 0.050 punti- e colleziona sei medaglie iridate, tre continentali, 21 in Coppa del Mondo. Numeri impensabili fino a qualche anno fa, capaci di accendere i riflettori internazionali sull’attività individuale FGI (a lungo relegata a Cenerentola al cospetto dell’Insieme di Desio) e che adesso giacciono sul fondo di un fiume di magma, dopo l’eruzione del Vulcano di Chiaravalle.
Ma ci sarebbe stata una Raffaeli, senza la Baldassarri? Questo è il dilemma! Di certo Milena ha aperto la strada, ha sedotto le giurie straniere sempre più attratte dalla scuola fabrianese e italiana in generale. Sempre più bendisposte verso le ginnaste della premiata ditta Cantaluppi-Ghiurova e, dopo Valencia, di Claudia Mancinelli. Sarebbe riduttivo – attenzione! – considerare Baldassarri il crepuscolo mattutino all’alba del Sole Raffaeli. Baldassarri, nella lunga storia federale, splende e splenderà per sempre di luce propria. E l’unico neo nella sua carriera agonistica ultra decennale, oltre a quello che ha sulla caviglia destra e che la rende ancora più unica, è di aver detto STOP ad appena ventitré anni, quando , ad esempio, un’altra grande ex-individualista, Alessia Russo, c’ha provato fino ai ventotto suonati, sfiorando da single Rio de Janeiro, nel quadriennio di Veronica Bertolini, e con la squadra sia Tokyo, sia Parigi.
Per trovare l’America servono grandi motivazioni, chiedetelo a Cristoforo Colombo, la strada è lunga e la concorrenza cresce. Per “Mile”, come la chiamano le compagne, il tratto percorso è più che sufficiente per appendere le mezze punte al chiodo. D’altra parte è dal 2017 che non si perde una finale all-around, tra i massimi eventi FIG e CIO, dall’edizione di Pesaro, dove ricevette un premio direttamente da Alina Kabaeva, ambasciatrice di quel indimenticabile mondiale casalingo.
“Vorrei ringraziare di cuore tutte le persone che sono state al mio fianco – ha scritto al presidente Tecchi – che mi hanno aiutata a crescere sia come ginnasta che come donna. ringrazio la Federazione, tutti gli organizzatori delle nostre gare nazionali, la mia società a Fabriano, l’Aereonautica Militare, la mia famiglia e coloro che mi hanno sempre sostenuta“. Poche parole di commiato, nello stile sobrio ed elegante al quale ci ha abituato. La sua passione esplodeva in pedana, spesso sulle note del suo autore preferito, il belga Stromae, o sui sussurri di Billie Eilish, che diventavano grida di denuncia sociale su temi tostissimi. Degni di una ragazza profonda, riflessiva, intelligente, mai banale. Il sogno mai celato di entrare nel mondo dello spettacolo ora potrebbe diventare un obiettivo, guardando altresì al Gruppo Sportivo di Vigna di Valle come un’opzione più concreta. È così giovane, malgrado abbia fatto già così tanto, che la vita le sorride e tutto è ancora possibile, soprattutto per chi ha realizzato l’impossibile.
“Cara ginnastica – ha scritto sui suoi Social per salutare il primo amore, quello che non si scorda mai, lo sport che l’ha resa iconica, al punto che c’è una Barbie ginnasta con le sue sembianze – Ho sempre voluto fare grandi cose, da piccola, e adesso posso dire di esserci riuscita; ho fatto appassionare tantissima gente alla ritmica; ad alcuni, in qualche modo, ho insegnato che non si molla mai, nemmeno se ti sembra di aver toccato il fondo; ho conservato il sorriso anche dopo la peggior sconfitta; ho dimostrato che la gelosia non porta da nessuna parte e che bisogna essere felici per i propri traguardi ma anche per quelli degli altri; ho sperimentato che l’amicizia è parte fondamentale nello sport e nella vita; ho emozionato il prossimo con i miei esercizi e con le mie interpretazioni, e questo mi ha ripagata di tutto il lavoro, l’impegno, i sacrifici; essere entrata nei cuori della gente ed averla inspirata è stato il mio traguardo più bello. Dopo diciotto anni di ritmica mi sento soddisfatta di ciò che ho fatto, di ciò che ho imparato e sono infinitamente grata, perché la ginnastica mi ha regalato emozioni uniche, facendomi incontrare persone che porterò nell’anima. Ho il cuore pieno d’amore, credetemi, e mi sento sicura della decisione che ho preso: state tranquilli, sono felice e certa di aver reso felice quella piccola bimba che ha sempre voluto fare grandi cose”. E che le ha fatte, cara “Mile”, anche con questa ultima e toccante epistola, affidata come un messaggio in bottiglia, al mare della leggenda, dal quale rinasci, Venere sportiva, perla tra i piccoli attrezzi.
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